Recensiona a cura di Alessandro Canzian
19 fotogrammi poetici. Una mostra da leggere
19 fotogrammi poetici. Natura in blu. Gocce. Foglie d'autunno. Tronchi. Così si intitola il piccolo tour di mostre che vede impegnati Elio Scarciglia (già noto alle pagine di Whipart per il suo impegno artistico) e Mirco Baragiani (poliedrico verseggiatore, e musicista). Il tour si è aperto a Trieste presso i locali della libreria Indertat con la presentazione di Mauro Mauri (21 giugno/5 luglio 2007), per poi continuare a Lucugnano (Le) presso la biblioteca Comi (16 luglio/29 luglio 2007) con la presentazione di Alessandro Laporta.
Un connubio ricercato, questo, con il desiderio di un messaggio che sia completezza espressiva ed espressione finalizzata allo spettatore che di fronte a questa mostra si trova avvolto non da un mondo, bensì nel mondo. Mondo che gli è estraneo (seppure da sempre di fronte agli occhi) in quanto scoperta del minimale nel colore e nella forma delle foto, e allo stesso tempo intimo nell'eco che i versi lasciano alla mente, così in bilico tra razionalità e canto: "Ho visto la ragione esultare / quando i petali hanno suonato / / Ho visto il mare notturno / orchestrare il canto".
"I 2 mezzi espressivi, dunque, sono piuttosto lontani l'uno dall'altro ma hanno un terreno comune d'incontro e di lavoro. Il terreno comune è quello che nasce dalla loro reciproca contaminazione: un terreno che non è più poesia o fotografia ma un terreno nuovo, un terreno terzo, costituito proprio da questi 2 mezzi in dialogo fra loro. Volutamente non parlo di sintesi, non vi può essere – infatti – una felice sintesi fra 2 mondi così diversi ma un reciproco dialogo, un reciproco confronto dove coesistono, sopravvivendo, tutte le contraddizioni del caso." (Dalla presentazione di Mauro Mauri)
Sono le contraddizioni forse la cifra più alta di
questo incontro. Non uno scontro bensì un accompagnamento che risalta i
punto di tangenza (potremmo quasi dire un diapason artistico) verso
quel quid che indiscutibilmente esiste, ma che raramente si riesce a
cogliere (in quanto sostanza non dissonante della vita, ma si sa, l'uomo
usualmente non coglie la musica, solo il rumore). Ecco quindi foglie e
gocce dai colori talora caldi talora celesti (sono queste le
caratteristiche che più colpiscono). Ecco quindi versi evocativi forse
anche oltre le reali intenzioni dell'autore: "Carezze sintomatiche / fioriscono nei percorsi / tra le voragini buie / nell'equilibrio caotico".
Sintomo di una capacita di interpretare l'immagine
fino quasi a renderla icona e ad abbellirla con tradendola, bensì
cogliendone il dato sottostante e riscrivendolo in un altro linguaggio
(i versi sono fortemente ispirati alle fotografie) che sia completezza
più alta di significato.
Una mostra da vedere, dunque, e da leggere, e
sulla quale riflettere per ritrovare il nodo cruciale dell'essere natura
(esteticamente ma non solo, nelle foto) e dell'essere umano
(esistenzialmente e con grande delicatezza, nei versi). Per riscoprire
quel canto che comunque permane silenzioso sotto gli autunni, sotto le
pioggie, sotto le occasioni quotidiane ove l'uomo riflette e macera il
proprio essere alla ricerca di se stesso. D'un senso al tutto. Perché "quasi pianissimo / nel pacato segreto / s'aggira la luce / tra strisce di vita".
(articolo tratto da Whipart )
Alessandro Canzian (13-07-2007)