Annamaria Ferramosca
Nitore di immagini... evocatore di parole
E' stata suggestione di un testo, come Elio riferisce, a innescare il poiein di queste lame d'acciaio, o viceversa è stato questo incredibile nitore di immagini a premere potente sulla mia area di Broca, a evocare parole?
Quelle che mentalmente annotavo lungo tutta l'offerta di video e foto, quelle che ora restituisco rombo fischio ultrasonico - mi sento investita attraversata - senza provare dolore - è tunnel di nascita - è bigbang - è il futuro del mondo - è l'enigma - noi gli indifesi - lui, l'uomo primo, adamo ancora sbalordito - o forse lui stesso il dio, arcaico - dita intorpidite che si aprono, come emerse dal fango primordiale, cercano altre mani, cercano il mondo ora parlano le superfici, adese aderenti fogli metallici mari lunari fili vermigli di sangue di luce aurifere vene nella roccia bande energetiche colore che abbacina lo sento ondeggio mi stiro mi plasmo mi salvo nella brillantezza. Materia che accondiscende a scolpirsi e canta nel nuovo profilo canta della tensione d’onde dell’incresparsi in mare si sa le correnti sono luminose cangianti fanno solo notare una differenza termica, il calore che desideriamo, quella terra - d'ulivi universale - quelle pareti di calce, le porte le tavole da condividere, le superfici superficiali da eliminare e sole, sì c'è anche il solito sole. ma ha qualcosa da dire.
Mentre l'adagio di Bach pulsa nelle tempie sono ancora sulla piazza sono ferma sulla piazza o la piazza è ferma mentre parlo con loro e cammino come in sogno ci conosciamo tutti sono i miei amici zii nonni antenati siamo in attesa aspettiamo che arrivi qualcuno forse lo sentiamo e non lo vediamo lui è là sereno sdraiato investito dalla calura dall'impercettibile nostro calore da un’energia di altri mondi se ne lascia invadere sembra avere ali invisibili ho paura che si sollevi ecco accade e siamo soli, soli. senza bellezza è solitudine
Annamaria Ferramosca