Recensione a cura di Sergio Mauri

Nel nostro panorama artistico-culturale non è facile trovare degli artisti che abbiano la voglia e l'energia di trovare strade nuove. Anche perchè per trovare strade nuove, bisogna ricercare e, quindi, mettersi in discussione, rispetto ai percorsi più redditizi e famosi e anche in rapporto ai metodi di comunicazione che possono avere maggiore o minore riscontro. A questo livello, inoltre, ci si ritrova a fare delle considerazioni di tipo etico, perchè l'efficacia deve fare i conti sia con l'obiettivo che ci si è dati che con il rispetto delle persone.
Questo è il percorso che vanno facendo Elio Scarciglia e Mirco Baragiani, fotografo il primo, poeta il secondo. Con implicazioni connesse. Scarciglia e Baragiani hanno deciso di collaborare facendo esistere i linguaggi su di un piano nuovo, impegnativo. E' dalle istantanee di Scarciglia che Baragiani prende le mosse per descriverne il lavoro da un punto di vista visuale ma soprattutto emotivo. Una felice sintesi è impossibile ma la creazione di un piano aggiuntivo dell'esperienza artistica (come il loro vuole essere) è la spinta dell'iniziativa. Il carburante, invece, stà tutto nella irragiungibilità di una possibile sintesi, ancorchè felice. Nella misura in cui l'equilibrio è catarsi, momento statico, ecco che la creatività del loro lavoro è data dalle contraddizioni del linguaggio, dall'asincronia nella ricezione - peraltro in una non banale operazione intellettuale - del messaggio da parte del pubblico (cosa dovuta ai diversi codici usati e ai tempi per assimilarli).
Con questo tipo di dialogo fra di loro e con il pubblico, Scarciglia e Baragiani intendono costruire un terreno di comunanze piuttosto che di separatezze. Anche la fotografia e la poesia prese per se stesse potrebbero essere motivo di incomunicabilità fra gli artisti: perchè un fotografo ed un poeta dovrebbero lavorare assieme? Ma è sul terreno dello stimolo artistico e sulla voglia di creare qualcosa assieme che essi hanno puntato. Sul terreno delle comunanze, appunto. E i risultati si vedono.


Sergio Mauri