Recensione a cura di Tiziana Faggiano
| Cantano la vita colta in un attimo di essenzialità.
Parole trasparenti, fluide e profonde si specchiano nelle immagini, nei colori, tra le linee della natura.
Lo sguardo si lascia incantare dal bagliore di un dettaglio e la
memoria, come in un film, ripercorre le emozioni di un evento, di un
volto, di un tempo lontano, di un luogo disperso nelle profondità.
In questo viaggio di parole che inseguono le increspature di un
tronco d'albero, le nervature delle foglie d'autunno, bisogna essere
disposti a far partire la pelllicola cinematografica del proprio mondo
interiore. È così che la poesia si fa esperienza polisensoriale e,
risalendo lungo tempestosi tormenti di tronchi d'albero, nel blu
struggente di un petalo di fiore, l'arcobaleno dello spirito si accende
nella luce cristallina di una goccia d'acqua.
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