Sembra quasi che il sole tramonti

Sembra quasi che il sole tramonti

Un grande artista? Un uomo alla deriva?
Certamente un raro talento pittorico. Edoardo De Candia, animo sensibile, dipinge con i colori dell'anima. Prigioniero della sua pigrizia, sceglie la libertà di esprimere il proprio modo di essere contro i conformismi di una società borghese.
"Sembra quasi che il sole tramonti" la storia di un artista amato, respinto, rinchiuso e non dimenticato.
Musica originale a cura di Andrea Senatore


"...mi sento come calato in un pozzo profondo, appeso ad una corda e sento che le mie forze non ce la fanno a tirarmi su alla luce e resisto così, fermo, nella speranza che qualcuno si accorga di me e mi tiri di sopra. Sotto di me ci sono acque oscure che mi vogliono inghiottire. Sopra un buco luminoso e il passaggio alla felicità, alla luce, alla natura, alla vita."
Edoardo De Candia

Recensioni e Commenti
Ho visto il suo film e mi ha molto colpito l'uso "in assenza" del pittore-protagonista. Come se il film che lei ha realizzato su De Candia instaurasse un rapporto artistico-dialettico affidato alle immagini in movimento che cercano di interpretare, inseguire, scandagliare e penetrare l'uomo -da un lato - e l'arte di quest'uomo enigmatico - dall'altro. Il suo, mi sembra, non è semplicemente un documentario su un artista, ma una ricerca audiovisiva, compositiva e cromatica sul mistero della genesi artistica e sulla personalità che genera l'opera o le opere. Come si evince dai brani in biancio e nero che si rifanno alla tecnica della docu-fiction (e sono ipotetici flashback) o alle frequenti soggettive e alle sovraimpressioni che restituiscono l'impressione di una figura immaginaria, ideale, trasparente. Tangibile nella misura in cui solo lo sguardo proiettato all'esterno può permettersi di restituire allo spettatore.


Anton Giulio Mancino
(docente di cinema all'università
di Bari e di Macerata,
giornalista e membro della giuria
del festival del cinema di Venezia)
Edoardo De Candia raccontato per immagini
Il talento ed il destino dell'artista messi a nudo nel film di Elio Scarciglia

A poco meno di quattordici anni dalla sua scomparsa Edoardo De Candia, personaggio scomodo di una realtà cittadina che rivendica profonde competenze d'arte e che si ostina, forse ancora oggi, a definire futurista qualsivoglia dipinto che non risulta essere del tutto leggibile, diviene soggetto e protagonista assoluto di un film, o meglio di un "documentario" come dice il suo autore, Elio Scarciglia, da tempo coinvolto in attenzioni monografiche a largo raggio. Non ultima quella nei confronti di Tina Modotti, storico personaggio della fotografia internazionale.
"Sembra quasi che il sole tramonti", questo il titolo del documentario che la Provincia di Lecce e l'Associazione "Terra d'ulivi" presenteranno questa sera, alle 21.00, nella sala consiliare di Palazzo dei Celestini, in un molteplice coinvolgimento che accanto al regista vede anche il critico cinematografico Anton Giulio Mancino, l'autore della colonna sonora, Andrea Senatore, Antonio Errico, Tonino Caputo, Antonio Massari, Ercole PIgnatelli, Ugo Tapparini, Anna Maria Contenti, Antonella Lippo, Maurizio Nocera, Marina Pizzarelli e Mimma Sambati (molti di loro presenti anche nel filmato), in un rincorrersi di immagini e di parole che vogliono essere testimonianze inedite, ricordi e riflessioni sulla figura dell'artista scomparso.
Personaggio inquieto, con il quale avevamo avuto non solo le ovvie frequentazioni che vivacizzano il mondo dell'arte ("E lo ricordo e lo rivedo, in quel suo essere diverso, andando a piedi fino al mare di San Cataldo per rubare immagini di dune e il sole, e poi tuffarsi, del tutto nudo o quasi nel fusto metallico pieno d'acqua situato nel centro del cortile interno della sua abitazione"; così scrivevamo presentandolo nel 1993 in occasione della sua mostra a "L'Osanna" di Nardò), ma anche quelle legate alla stanzialità di una via subito fuori porta nella quale (per capire, bisognerebbe saper andare indietro negli anni) si aveva la capacità e il gusto di incontrarsi e di parlare, spesso seguendo sogni e tal volta vivendo delusioni.
E bisogna dire che il documentario affronta la figura di Edoardo De Candia dal suo interno, in una sorta di dimensione - e forse proprio per questa lenta per ritmo - che lo mette a nudo e lo rivela in tutta la sua complessità emotiva (quelle adolescenziali "carenze affettive" di cui scriveva Vittorio Pagano nel 1965 presentandolo per la mostra leccese a "Il Sedile"), seguendolo in un percorso temporale a cui danno immagine il giovane Emanuele Scarciglia ( molto somigliante nel ruolo di Edoardo) e voce tanti volti noti, alcuni dei quali amici storici dell'Artista.
Ne vien fuori una giusta annotazione, a metà strada tra la storia e il ricordo, che probabilmente solleciterà ulteriori e personali memorie, e non solo a noi. Facendo riemergere dal tangibile oblio la figura di un'artista e di un uomo, troppo presto dimenticato.


Toti Carpentieri
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
sabato 29 luglio 2006

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