Pensieri come lame d'acciaio
Una mostra video fotografica che vuole essere un
viaggio interiore. Sensazioni di momenti vissuti e fermati: la linea che
separa, taglia i pensieri, ma che apre a nuove riscoperte del sé.
Tracce di acqua, terra, colori, movimenti, riflessi di luci. Dodici
scatti e un video che completa la ricerca fotografica di Scarciglia dove
Gianni Magno interpreta i suoni metallici dell’acciaio. E’ da una
scogliera che l’attore inizia il percorso, un treno è il viaggio che
attraversa il ragazzo, colori come acqua, uno scenario senza cornici,
aperto alle più svariate e personali interpretazioni. Le immagini delle
foto riportano i colori e le linee dei tagli anche nel film. Scarciglia
si sofferma, segna i momenti, il taglio, la ferita e poi uno scorcio di
luce di una lanterna che lo accompagna sin fuori da quell’involucro di
suoni freddi e taglienti.
Un video suggestivo e dodici lavori fotografici stampati su
forex e alluminio, sono il risultato di un ascolto di quei pensieri
fermati e trasformati in espressioni d’arte.
Monica Maggiore
Hanno scritto sulla mostra (cliccare sui nomi per aprire la relativa scheda):
- Fernanda Ferraresso (poetessa) - Padova
- Giuliano Impagnatiello (critico d'arte e musicista) - Roma
- Annamaria Ferramosca (poetessa) - Roma
- Augusto Benemeglio (scrittore e critco d'arte) - Roma
- Silvia Viterbo (giornalista) - Bari
- Cinzia Dilauro (giornalista) - Lecce
Storia della mostra
- Roma – 27 settembre / 5 ottobre 2008 - UNAR Via Ulisse Aldrovandi, 16
- Bari - 18/ 24 aprile 2009 - Archivio di Stato di Bari - Cittadella della cultura
- Lecce - 6/16 maggio 2009 - Sala Pellegrino - Biblioteca Provinciale "N. Bernardini" (ex Collegio Argento), Viale Gallipoli
- Patti (Me) - 13/20 giugno 2009 - Sala Comunale - Piazza Sciacca
- Chiavenna (So) - 6 /11 settembre 2009 - Sale di Palazzo Pestalozzi - Piazza Pestalozzi
Il video, che fa parte integrante della mostra, si ispira liberamente al seguente testo di Fernanda Ferraresso: (Architetto e poeta – Padova)
ecco, ora le cose cominciano ad arrivare
si mettono in cammino
alle prime luci dell'alba e non smettono mai di muoversi
fino a noi
fino ai nostri occhi
si fanno forme vive
nello sfondo della realtà che ci sogna
mentre noi la stiamo a guardare.
In punta di piedi
sottile e snella una nave
una cella di sole viene portando con sé
le cose gli odori i suoni riempiono i vuoti
sostengono quella filmografia di spezzoni.
Le cose arrivano: una volta soltanto.
Arrivano compiute nella mente anche se manca qualcosa
qualche fotogramma senza peso
qualche tempo non coniugato al participio passato già
transistorizzato nel futuro più anteriore possibile
solo energia cose che ancora ci stanno davanti in altra
distinta senza pagamento in contrassegno.
Un segno dopo l'altro
dentro e un segno ancora fuori a comporre
l'astrofisiologia di una visione cresciuta tra bulbi oculari
e blu tracciante